Monday, March 20, 2006

Le due Italie e la malasanità

Dopo 145 anni dall’unità d’Italia ci possiamo rendere conto che l’Italia non è unita affatto.
Sul fronte sanità questa spaccatura è visibilissima. Al Nord c’è più efficienza, magari non dappertutto ma in generale è così, le liste d’attesa per le visite specialistiche possono essere lunghe ma non sono annuali, almeno per i casi più urgenti.
Al Sud è tutto diverso. Persino nell’emergenza può succedere di non trovare una struttura ospedaliera idonea o disposta ad accogliere il paziente, anche se in fin di vita.
O meglio, le strutture ospedaliere ci sono ma rimangono inutilizzate, vengono lasciate vuote e destinate ad un lento ed inesorabile degrado, complete di arredi ed attrezzature che col passare dei mesi “invecchiano” tecnologicamente.
Edifici che sono stati costruiti in 30 anni e sono costati 200 milioni di euro dei contribuenti Italiani: soldi letteralmente buttati via.
Ma dove sono finiti questi soldi? Perché sono stati sprecati in questo modo? Perché in tutta la Puglia c’è un solo centro oncologico che serve centinaia di migliaia di persone ed il medico che lo dirige deve lottare con le unghie e con i denti (finché glielo lasceranno fare) per lasciarlo attivo solo perché non vuole vendersi a qualche partito politico?
Ma basta percorrere 800 km più a Nord, arrivare in Romagna e ci si trova nell’ospedale pubblico più bello d’Italia, nuovo, enorme, efficiente e pulito dove ti curano subito senza chiederti una lira.
Ma perché nello stesso paese ci devono essere dei trattamenti così diversi? Perché il Nord deve avere trattamenti di serie A ed il Sud di serie B? Non sono cittadini italiani anche gli abitanti della Puglia? Non hanno anche loro diritto di essere curati tempestivamente e di avere un trattamento che non gli faccia perdere la loro dignità?

…E poi senti alla televisione che un ministro del governo italiano paragona la legge olandese sull’eutanasia (legalizzata con condizioni rigidissime) alla legislazione nazista…
Ma se non mi viene data la possibilità di curarmi dignitosamente, posso almeno sperare di poter decidere liberamente e serenamente di cosa fare della mia vita?

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