Friday, April 28, 2006

Pathos and News

Le brutte notizie, generalmente trasmesse dai media in modo plateale e con una notevole dose di pathos, scatenano sempre dei tornadi di emozioni estemporanee ed improvvise.
Esprimere le emozioni è sempre positivo, aiuta a mantenere un buon equilibrio psico-fisico, ma.... non dobbiamo forse provare a riconoscere quelle vere, sincere, sentite da quelle di circostanza, effimere e temporanee?
Il terribile caso del piccolo Tommaso, purtroppo l'ennesimo, mi ha fatto notare quanto queste emozioni formali e di circostanza siano le più espresse.
Purtroppo io credo che il giorno seguente il funerale del piccolino, per le migliaia e migliaia di persone che erano là con la sua foto in mano, più per curiosità morbosa che per partecipazione sentita, e nonostante la miriade di bigliettini con scritto "Tommy sarai sempre nei nostri cuori", il fatto fosse già archiviato.
Non posso nemmeno nascondere di nutrire qualche dubbio anche sulle emozioni espresse dai genitori (o meglio su come le hanno espresse). In un frangente del genere, così terribile e violento, cos'ha spinto queste due persone a continuare ad apparire davanti alle telecamere, a lasciarsi andare alle mercé del flusso morboso e perverso dei media? Forse un inconscio senso di protagonismo? Ma come si fa in un momento del genere a pensare di poter rilasciare dichiarazioni e rispondere alle domande assurde, stupide e fastidiose dei giornalisti?
Un altro fatto che mi sta facendo pensare è quello dei carabinieri uccisi ieri a Nassyria. Che pena signori! Un'altra brutta tragedia! Penso ai loro famigliari e mi chiedo cosa staranno provando a sapere che un loro figlio o marito è stato ammazzato in un modo così assurdo, bieco e vigliacco.
Però anche questi famigliari appaiono davanti alle telecamere, col nodo alla gola, con le lacrime agli occhi e non fanno che parlare di che razza di eroi erano i loro congiunti.
La moglie di uno di loro, con un bambino nato da 2 mesi, sostiene che quando il figlio sarà grande gli parlerà di suo padre, di chi era e di cosa ha fatto.
Ma questa giovane mamma, purtroppo già vedova, come può pensare di far crescere suo figlio e di educarlo solo nel ricordo del padre morto ammazzato? Per carità, è giusto che gliene parli e che lo ricordi, ma non pensa di dargli un po' più di speranza? Non pensa che magari tra 3 o 4 anni avrà lei stessa la possibilità di rifarsi una vita con un altro compagno buono ed affettuoso disposto ad educare con lei questo figlio?
Io non posso che percepire una dose di masochismo e vittimismo in queste persone che non lasciano spazio alla speranza ed alla mutazione naturale delle cose e della vita.
Non so davvero come dichiarare il mio pensiero in merito, temo, anzi lo so, che se qualcuno avrà voglia di leggere questo mio post mi fraintenderà, probabilmente tacciandomi, per questa volta, non di pessimismo ma di cinismo esasperato.
Invece quello che vorrei dire è che non voglio criticare il modo di esprimere le emozioni di certe persone, ognuno di noi ha le proprie modalità nel farlo, sto solo esprimendo l'impressione che ho nel vedere come certi fatti vengono vissuti, recepiti e gestiti dalla popolazione. Ma perché certi fatti così sconcertanti, ma soprattutto privati, vengono buttati in pasto alle telecamere? E' anche questo frutto della società dell'apparire e non dell'essere?

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